Gioia, condivisione, festa e gratitudine. Sono questi i cardini dell’asse di sentimenti con cui i 36 pellegrini di Macerata, Montelupone e Recanati, tramite il sito Emmausonline, assieme al gruppo di Fabriano e Matelica, capitanato da Carlo Cammoranesi, direttore del settimanale L’Azione, hanno vissuto l’esperienza di sabato 9 aprile, a Roma, in occasione del «Giubileo dei settimanali cattolici».
A promuovere l’evento – inserito nelle consuete Udienze generali che il Santo Padre concede il sabato mattina -, è stata la Federazione italiana settimanali cattolici a cui anche la nostra testata, assieme ad altre quasi 190, aderisce, organizzando un pellegrinaggio per i lettori, i collaboratori e gli amici dei nostri giornali diocesani secondo lo spirito e le finalità che, da sempre, la contraddistinguono: essere, tra le pagine, protagonisti intelligenti dei territori che abitiamo dando voce a chi non ha voce.

Due pullman con i 130 partecipanti marchigiani, guidati anche dai responsabili Marco Antonini per Fabriano e Antonio Gentilucci per Matelica, si sono quindi mossi alla volta di Roma nel cuore della notte tra venerdì e sabato.
Ad attenderli in Vaticano, il vescovo emerito di Fabriano-Matelica, monsignor Giancarlo Vecerrica, ideatore di un altro pellegrinaggio famoso, da Macerata a Loreto, organizzato ogni anno dal movimento di Comunione e Liberazione: l’appuntamento per il 2016 è sabato 11 giugno.
Il sacrificio ha però ripagato le attese dei pellegrini che, assieme agli altri, tutti con il cappellino rosso targato Fisc, in quasi 6mila giunti da ogni parte d’Italia hanno “colorato” piazza San Pietro (gremita, in tutto, da circa 40mila fedeli) durante l’Udienza in cui papa Francesco ha salutato la ricorrenza.
Era infatti il novembre del 1966 quando papa Paolo VI accolse i fondatori della Federazione in cui si sono avvicendate figure autorevoli di sacerdoti e, nel corso degli anni, di validi laici, tra cui l’attuale presidente, Francesco Zanotti (leggi Qui l’intervista rilasciata al Sir alla vigilia dell’evento in Vaticano e sfoglia la galleria fotografica).
Sorti al tempo della Rerum Novarum, già ai primi del Novecento in varie diocesi esistevano già i settimanali nati a partire dal Movimento cattolico del XIX secolo: ci furono precedenti tentativi, negli anni ’50, di dare vita ad una rete “ufficiale” di giornali, ma fu il Concilio Vaticano II e il successivo decreto Inter Mirifica sugli strumenti di comunicazione sociale a lanciare la sfida vera e propria per la stampa cattolica e l’impulso colto da alcuni coraggiosi testimoni.

Un segnale che ancora oggi si mantiene vivo, veicolato dai moderni media attraverso cui le testate Fisc aggiornano la propria secolare esperienza, rendendosi testimoni di fatti, notizie e personaggi significativi. Il “frutto” di questa storia che prosegue nel solco della professionalità e della sensibilità, come dono simbolico, oltre ad una somma destinata alla carità, è stata consegnata al Santo Padre una raccolta dei settimanali stesso, rappresentativa della loro storia di “avamposti” della Chiesa locale sul territorio, come sono stati definiti al Convegno ecclesiale di Verona. Un pensiero gradito dal Papa che ha incoraggiato il presidente e l’esecutivo presenti sul sagrato «ad andare avanti così».

Tra gli striscioni, spiccano quello blu e bianco dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, giunta in pellegrinaggio giubilare alla vigilia della 92ma Giornata universitaria (10 aprile). Alla guida della delegazione della Cattolica e del Policlinico Gemelli, composta da oltre 1.500 persone, il rettore Franco Anelli e l’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori, vescovo emerito di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia che, assieme a monsignor Vecerrica, al termine della mattinata ha celebrato la Santa Messa per i pellegrini maceratesi e fabrianesi presso l’altare della Cattedra di San Pietro.
Tra coloro che hanno avuto la possibilità di salutarlo personalmente, nella delegazione della Fisc (tra cui anche gli ultimi due ex presidenti, monsignor Vincenzo Rini e don Giorgio Zucchelli), tra i marchigiani c’era anche Boris Gentile, un detenuto-giornalista della casa circondariale Villa Fastiggi di Pesaro, sotto la custodia di Roberto Mazzoli, direttore del settimanale Il Nuovo Amico delle diocesi di Pesaro, Fano e Urbino. Fino a qualche giorno prima dell’udienza, la richiesta fatta alla magistratura di sorveglianza regionale era stata sempre respinta: in un secondo momento il giudice ha formalizzato il permesso e il giovane papà, che da cinque anni collabora alla realizzazione del periodico mensile del carcere Penna Libera Tutti, ha potuto salutare il Papa, a cui ha indirizzato una bellissima lettera.


Accanto lui, anche un ospite speciale, vecchio “amico” di Bergoglio: Jorge Milia, direttore del periodico Castellanos, di Buenos Aires, nonchè uno dei biografi del Papa venuto appositamente dall’Argentina per l’occasione.
Al centro della catechesi del Papa – che ha salutato anche i pellegrini francesi, tedeschi, inglesi e portoghesi, oltre alle coppie di sposi novelli, ai gruppi Unitalsi e ai pellegrini di altre Diocesi italiane – il tema dell’«elemosina», etimologicamente derivante dal greco e che vuol dire «misericordia».

«Come la misericordia ha mille strade, mille modalità, così l’elemosina si esprime in tanto modi, per alleviare il disagio di quanti sono nel bisogno» ha spiegato, a braccio, Francesco ricordando che «il dovere dell’elemosina è antico quanto la Bibbia», ed esige la capacità di rispondere alle esigenze dei destinatari di quello che nelle Scritture è «un ritornello continuo». Inoltre, «l’elemosina non si fa per essere lodati e ammirati dagli altri per la nostra generosità – ha sottolineato il Papa – perchè non è l’apparenza che conta, ma la capacità di fermarsi per guardare in faccia la persona che chiede aiuto. Di qui, l’esortazione: «Genitori, educate i vostri figli al valore dell’elemosina».
Subito dopo l’udienza, il passaggio attraverso la Porta Santa di San Pietro, quindi la Celebrazione eucaristica, animata dal coro dell’Università Cattolica.
«Anche a noi – ha ricordato il vescovo Giuliodori nell’omelia – viene offerta l’esperienza di essere pellegrini raggiungendo Roma, cuore della cristianità, dove si rinnova e si irradia, sull’esempio di Pietro, la missione della Chiesa. Oggi siamo qui per essere misericordiosi come il Padre e, dopo aver ascoltato le parole di papa Francesco, ci accostiamo all’Eucaristia con i nostri errori e le nostre fatiche, da umili pellegrini, appunto, senza sentirci arrivati ma animati dal desiderio di convertire il cuore guardando con speranza al domani e grati dei doni che abbiamo ricevuto da Dio: lasciamo che la gioia ci invada l’anima».

Una “raccomandazione” che non si è fatta attendere dai pellegrini maceratesi, che nel viaggio di ritorno hanno esternato tutte le emozioni vissute insieme, a partire da quella donata dal piccolo Elia, presente assieme alla mamma Paola Lambertucci, che ha potuto incontrare da vicino papa Francesco (Qui il servizio). Della sua stessa comunità di Santa Maria della Pietà, a Recanati, hanno preso parte anche alcune famiglie, giovani coppie e parrocchiani, tra cui due bambine e cinque ragazze del catechismo che riceveranno i sacramenti, rispettivamente, della Prima Comunione il 15 maggio e della Confermazione il 2 luglio.

Per ciascuno, più di un ricordo da custodire, e tante le sensazioni espresse nel viaggio di ritorno verso Macerata. «Mi hanno colpito molto le frasi che ci ha consegnato il Santo Padre durante l’udienza, così come la bella animazione della Messa in Basilica», racconta in autobus la giovanissima Ludovica Gentili, mentre Chiara, la pellegrina più piccola del gruppo, figlia di Piero e Manuela Polidori, partiti assieme alle altre due loro gemelline, afferra il microfono per dire la sua.


Anche Gabriele Principi, catechista, ha colto la valenza spirituale di questa giornata indimenticabile nel segno di misericordia: quella misericordia che è fatta di «bontà e generosità», gli fa eco Alessandra Pagnanelli, nel ringraziare chi ha garantito l’adesione gratuita a questo viaggio. Lei, come Beatrice Fiecconi, è stata una collaboratrice di Emmaus in versione settimanale.

«Una giornata piena e intensa, un vero pellegrinaggio fatto di tanti elementi: la fatica, la serenità, l’intensità spirituale racchiusa nelle parole del Santo Padre, così capace di penetrare il cuore delle persone con parole concrete, il sentirsi parte di una famiglia universale quale è la Chiesa»: questo il pensiero dei neo sposi Francesca Grilli e Andrea Tota, che pur non conoscendo quasi nessuno dei partecipanti, «da “figli” di Don Bosco» hanno assaporato la bellezza di «scambiare pensieri con il prossimo attraverso la spettacolarità della fede, che, tramite questi momenti eccezionali, ricarica le nostre anime donandoci lo sprint giusto per proseguire il cammino con una nuova speranza».

«Una serie di circostanze benevole – racconta inoltre Paola Olmi, giornalista maceratese e collaboratrice di Emmaus – mi ha permesso di accettare l’invito a questo pellegrinaggio. Non conoscevo molto del programma e nulla dei pellegrini con cui avrei vissuto questa esperienza. Tutto ha giocato a nostro favore. A partire dall’autista (silenzioso e attento) per continuare con il tempo (velato e fresco), per concludere con la possibilità di vivere da vicino (e non solo spiritualmente) l’udienza del Papa che ha regalato al nostro gruppo, fra gli altri stati d’animo, l’emozione di prendere per mano un nostro giovanissimo pellegrino. L’udienza stessa – prosegue Olmi – il passaggio per la Porta Santa e, a seguire, la messa solenne all’interno di San Pietro hanno composto un insolito, e direi unico, tris di sensazioni da “calare” ogni volta in cui ci troviamo spaesati e perdiamo le tracce del nostro percorso di vita».



