Anche se la grande stampa, escluso il quotidiano “Avvenire”, se n’è accorta appena, alla Settimana sociale svoltasi alla Fiera di Cagliari hanno partecipato un migliaio di delegati, in rappresentanza delle 225 diocesi italiane (compresa la nostra), che hanno dialogato e si sono confrontati su 90 tavoli di discussione.
In un videomessaggio papa Francesco ha ribadito senza mezzi termini che «senza lavoro non c’è dignità. Ci sono lavori che umiliano le persone, che svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione e che sfruttano i minori, lavori che nutrono le guerre con la costruzione di armi». Per questo da Cagliari è salita una forte denuncia che rimanda al noto caso delle bombe prodotte dalla Rmw, fabbrica a pochi chilometri dalla Fiera, e inviate, direttamente dall’aeroporto di Elmas, verso l’Arabia Saudita per la guerra in corso nello Yemen. Perciò alcuni rappresentanti del comitato riconversione Rwm, intervenuti all’evento cagliaritano, hanno invitato gli esperti delle Settimane sociali a partecipare al seminario di Iglesias dedicato «alla riconversione dell’economia per un lavoro a favore della vita».
I cattolici italiani hanno voluto richiamare la politica, gli imprenditori, i sindacati, le diverse forme associative a confrontarsi e ad assumere la questione lavoro come problema centrale per lo sviluppo umano del Paese e del mondo. Negli ultimi vent’anni il lavoro ha subito una profonda metamorfosi a causa del prepotente affermarsi di un paradigma economico-sociale basato sul capitalismo, spinto fortemente ingiusto, con i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e scartati.
La Settimana sociale ha formulato proposte concrete di cambiamento da sottoporre alla politica e alla società tutta. Non si è parlato teoricamente “sul” lavoro, ma le tante persone intervenute hanno testimoniato ciò che sperimentano in concreto sulle nuove forme di lavoro ispirate all’economia civile: dai consorzi alle cooperative in grado di valorizzare il lavoro dei singoli produttori e le specificità dei territori, alle imprese che si sono distinte nel valorizzare la responsabilità sociale, l’attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale.
Sono state avanzate quattro proposte per l’Italia: «Rimettere il lavoro al centro dei processi formativi; canalizzare i Piani individuali di risparmio anche verso le piccole imprese non quotate che rispondano ad alcune caratteristiche di coerenza ambientale e sociale; accentuare il cambio di paradigma del Codice dei contratti pubblici potenziando i criteri di sostenibilità ambientale; rimodulare le aliquote Iva per le imprese che producono rispettando criteri ambientali e sociali minimi, oggettivamente misurabili, a saldo zero per le finanza pubblica, anche per combattere il dumping sociale e ambientale».
Tre invece, le proposte all’Europa: «Armonizzazione fiscale ed eliminazione dei paradisi fiscali interni; investimenti infrastrutturali e investimenti produttivi (anche privati) e il loro trattamento nelle discipline di bilancio; integrazione nello Statuto della Bce del parametro dell’occupazione accanto a quello dell’inflazione come riferimenti per le scelte di politica economica».
L’obiettivo di fondo è umanizzare il lavoro nelle sue nuove forme; assoggettare la tecnologia al bene comune e non al profitto fine a se stesso. Per questo serve una nuova militanza e soprattutto una vera conversione culturale, legata alla riscoperta del senso del lavoro e di una nuova politica socio-economica, capace di rispondere alle attese della povera gente.