A volte basta l’errore di una foto per intessere rapporti. E così telefono a Simone Riccioni che gentilmente alla mia proposta di intervista risponde subito affermativamente.
Allora Simone, come nasce questo film?
Durante questo periodo assurdo del Covid c’è la presentazione del libro di David Miliozzi, la dottoressa Garbati, che è anche una collega del mio papà, ha l’idea di volerlo far diventare un cortometraggio e avendo grande stima di me mi coinvolge nel progetto. Lei è diventata punto di incontro tra cinema e scrittura. Così ci siamo conosciuti con David. Dopo questo incontro io ho l’idea di creare un film proprio a partire dal nostro territorio e dalle ferite subite dalla nostra terra con il terremoto. Nascono quattro storie legate da Dante “Nel mezzo del cammin di nostra vita…” anche noi ci siamo persi nella paura ieri del terremoto, poi della pandemia e ora della guerra e all’improvviso tutto diventa oscuro. Nel film io sono il papà in attesa di questo figlio che deve nascere mentre la terra balla.

Ecco la ballata, mi vuoi spiegare il titolo?
La ballata cioè la tradizione ma ballata anche come la terra che traballa a causa delle scosse. Il guscio è quel territorio che ognuno di noi ha; è il luogo dove ci si sente protetti ma che basta un niente per infrangersi appunto, per rompersi, per sgretolarsi e sgretolare le nostre certezze pensiamo all’assurdità di questa guerra atroce dove si è scelto di buttare all’aria la vita invece di parlare, di confrontarsi. Un film che diventa attualissimo.
Dove si sono svolte le riprese?
Abbiamo girato proprio nei paesi del terremoto, da Apiro a Fiastra, Elcito, Canfaito, Arquata del Tronto, Amandola. È stata per me un’esperienza meravigliosa e importante anche dal lato umano. La casa dei miei nonni, dove si racchiudono tanti ricordi, a Castelraimondo è crollata, quindi è stato anche, il mio, un coinvolgimento emotivo.
Girato in un momento particolare…
Certo con la Pandemia non sono state poche le difficoltà per girare, ma credo ne sia uscito un prodotto particolarmente significativo per dare in un periodo così difficile nuovo slancio, nuova linfa e il film tocca anche il cuore delle persone perché sono storie che non possono non emozionare. È stata un’esperienza bellissima.
Progetti futuri?
Intanto ho la Scuola di Cinema frequentata da 70 ragazzi divisi in 4 classi che provengono non solo delle Marche ma anche da altre zone del Centro Italia. Per questa scuola mi avvalgo della collaborazione di Roberto Rossetti per i movimenti e di docenti di Roma tra cui Ettore Belmondo. È un percorso di formazione destinato ad aspiranti attori, professionisti e non, che intendono avvicinarsi al mondo dello spettacolo e del cinema. Il corso è di 60 ore distribuito in 5 weekend. Le lezioni si svolgono presso il centro Danza Carillon a Macerata. Le iscrizioni alla mia scuola sono sempre aperte.
Intanto ho iniziato anche a scrivere un nuovo film e ho un progetto per uno spettacolo teatrale.
Ci salutiamo con un gran in bocca al lupo e di vederci il 25 marzo al Multiplex di Piediripa quando ci sarà la prima proiezione del film con la presenza di Simone Riccioni e della regista.
