E’ stata inaugurata lo scorso 6 dicembre a pochi metri dal Santuario della Santa Casa a Loreto la casa famiglia “Il chicco di grano”, della Comunità Papa Giovanni XXIII.
La struttura è guidata dai coniugi Fabrizio e Maria Grazia Sbrancia, che da oltre 15 anni vivono la vocazione dell’accoglienza dove la loro numerosa famiglia apre le porte a persone in difficoltà, testimoniando il valore della condivisione.
La giornata, iniziata con la Santa Messa nella Basilica presieduta dall’arcivescovo mons. Fabio Dal Cin, si è conclusa con un momento di fraternità nel foyer della Sala Macchi.
Fabrizio e Maria Grazia, sposati da 38 anni, raccontano una storia di amore e condivisione: «Per trent’anni – dice Fabrizio – ho lavorato in un’azienda metalmeccanica, poi nel 2007, l’anno in cui morì don Oreste Benzi, io e mia moglie abbiamo deciso di divenire una casa famiglia ed abbiamo accolto decine di persone. Alcune con disabilità, altre con storie difficili alle spalle che avevano bisogno di una famiglia per ripartire. Per anni abbiamo vissuto vicino Macerata ed ora finalmente siamo felicissimi di tornare qui, a casa, sia io che mia moglie siamo della zona. Sotto il manto della Madonna”.
La loro famiglia è composta da 10 persone, tra figli naturali e accolti, e una volontaria. «Abbiamo scelto il nome “Il chicco di grano” perché essere genitori è un po’ morire a se stessi per dare vita», spiegano.
La casa famiglia nasce con l’obiettivo di accogliere persone in difficoltà, offrendo un ambiente di convivenza e sostegno, in linea con il sogno di don Oreste Benzi, fondatore della Comunità: aprire una casa famiglia in ogni santuario mariano. «Accogliere è stupendo ma anche faticoso. Qui siamo al sicuro, sotto il manto della Madonna», raccontano Fabrizio e Maria, sottolineando come la fede sia la forza che li sostiene: «Chi vuole stare in piedi deve stare in ginocchio», ricordando le parole di don Benzi.
La nuova casa famiglia di Loreto si aggiunge alle altre presenti nei principali santuari mariani del mondo, da Lourdes a Fatima, da Pompei a Loreto, e rappresenta un segno concreto di accoglienza, solidarietà e speranza.
