Donne afgane,
donne africane
donne iraniane
donne del mondo
ridotte al silenzio
private della libertà
rese schiave del sesso
violentate e abusate
uccise e sfigurate
donne ferite nella loro dignità
a tutte le donne che voce non hanno
si alzi la nostra voce.
Per Festeggiare degnamente l’8 marzo bellissima l’iniziativa delle giornaliste di “Avvenire”, che vogliono accendere i riflettori sulle bambine, le ragazze e le donne afghane e dove sempre dal quel Paese fuggivano con i loro bimbi in cerca di un futuro migliore le donne della strage di Cutro. Ricordiamo che I talebani hanno vietano loro di studiare dopo i 12 anni, frequentare l’Università, lavorare, persino uscire a passeggiare in un parco e praticare sport. Noi vogliamo tornare a puntare i riflettori su di loro, per non lasciarle sole e non dimenticarle. E per trasformare le parole in azione, invitiamo i lettori a contribuire al finanziamento di un progetto di sostegno scolastico portato avanti da partner locali con l’appoggio della Caritas.
È anche una occasione per conoscere le storie di donne che si battono per la loro libertà. Ne ricordiamo alcune insieme alle nostre madri costituenti che ci hanno regalato la libertà dono sempre più prezioso e da custodire.
MARYAM SADAAT: La più giovane del Consiglio Legislativo a Kabul
Era la componente più giovane del Consiglio legislativo di Kabul e in seguito è diventata il consigliere per i media della Presidenza afghana: Maryam Sadaat. Agosto 2021, è stata costretta, insieme a migliaia di altri, a fuggire dal Paese che ama. Viene in Italia come territorio «più neutrale», perché il suo essere attivista per i diritti delle donne e dei più fragili era diventato pericoloso con l’arrivo dei talebani. Il suo sogno resta sempre lo stesso, anche se adesso è lontana: «Poter essere utile al mio Paese». Vorrebbe contribuire e a far riattivare quel percorso di democrazia che in due decenni aveva portato le donne ad ogni livello in Afghanistan. Vi erano donne ministre, membri del Parlamento, giudici, donne del personale militare e tanto altro. Con l’arrivo dei talebani, dal primo giorno tutto è finito e si è tornati indietro in modo terrificante. Sono 20 anni di lotte e conquiste svanite nel nulla di un fondamentalismo violento e ottuso. Malgrado i tanti problemi prima eravamo abbastanza felici, le donne potevano andare a scuola, all’università e a lavorare. Anche la situazione economica era meno grave e i giovani sperimentavano democrazia e libertà. Maryam ha 30 anni e soffre a stare lontano dalla sua terra. «Il desiderio più grande è quello di vedere un Afghanistan indipendente dove le donne non debbano essere coperte dal velo, possano sciogliere i capelli, indossare belle scarpe e ascoltare la loro musica nativa come un Paese normale».

TERESA MATTEI: La più giovane delle madri costituenti
“Chicchi” è stato il nome di battaglia di Teresa Mattei, “capitana di compagnia” nella Resistenza eletta all’Assemblea Costituente. A lei dobbiamo il simbolo della mimosa. Le cronache ne parlano come la “ragazzina di Montecitorio” In realtà fu una donna determinata; sempre in conflitto con le istituzioni si spese, fino alla morte nel 2013, per le donne, i diritti dei bambini, la Pace e la difesa della Costituzione. Nasce a Genova nel 1921. Educata all’antifascismo nel 1938, in seconda liceo, viene espulsa dal Michelangiolo di Firenze e da tutte le scuole del Regno perché contesta le leggi razziali fasciste. Prende la maturità da privatista poi si iscrive a Lettere e Filosofia. Il 10 giugno 1940, in occasione della dichiarazione di guerra, organizza la prima manifestazione in Italia contro la guerra. Già da adolescente andò a Nizza per portare aiuti economici ai fratelli Rosselli e poi a Mantova per incontrare don Mazzolari. A Mantova viene arrestata. Durante la Resistenza aderisce al Gruppo Giustizia e Libertà. Nel 1942 entra nel Partito Comunista. Partecipa attivamente alla lotta di Liberazione come staffetta e nel ‘44 si laurea in filosofia e nello stesso anno, il fratello, ordinario di Chimica, viene arrestato per una delazione. Portato in via Tasso a Roma si toglie la vita nella cella della prigione per il timore, durante le atroci torture, di rivelare i nomi dei compagni. Lei viene catturata dai tedeschi a Perugia, seviziata e violentata; sarà salvata dalla fucilazione dall’intervento di un gerarca fascista. Dopo la liberazione di Firenze raccontò di essere stata lei a indicare ai gappisti la figura del filosofo, suo ex professore Giovanni Gentile per ucciderlo. La violenza terribile del fascismo aveva insegnato e seminato la violenza della vendetta. Viene eletta a soli venticinque anni, nel 1946 alla Costituente. Non fu una femminista ante litteram; per la sua generazione era importante rivendicare che la Resistenza non avrebbe potuto essere senza le donne e questo fu in realtà il trampolino per una parità che rimane ancora oggi incompiuta. Divenne scomoda al suo stesso partito per essersi rifiutata di adeguare la propria vita di donna agli ordini di un Pci moralista. Nel 1947 rimasta incinta dalla relazione con Bruno Sanguinetti, un uomo già sposato che poi, più tardi sposerà a Budapest. Togliatti aveva deciso che doveva abortire. Lei dichiarò che le ragazze madri non erano rappresentate in Parlamento, lo avrebbe fatto lei. Quando nasce la seconda figlia le muore improvvisamente il marito. La “maledetta anarchica”, come la chiamava Togliatti, ubbidì ma non accettò passivamente l’imposizione del voto a favore dell’inserimento dei Patti Lateranensi nella Costituzione (art. 7); tanto che rifiutò di candidarsi alle elezioni del 1948. Sempre nello stesso anno, dopo aver sposato, Iacopo Muzio, dirigente del Pci, nasce il loro figlio Gabriele Era diventato impossibile per lei mantenere la fiducia nel comunismo sovietico, anche se i compagni italiani erano fedeli alla democrazia. Che Stalin fosse un dittatore lo pensavano in molti; ma «sono stata io una delle prime dall’interno del Pci a denunciarne le degenerazioni». Arrivò l’espulsione dal Pci e la più giovane delle “madri della Costituzione” scomparve dall’ufficialità della scena politica italiana. La sua lotta sociale continua e si allarga non solo per i diritti delle donne ma anche dei bambini. Negli anni Sessanta fonda a Milano un centro di studi per la progettazione di nuovi servizi e prodotti per l’infanzia. Tornata a vivere in Toscana con i figli Gabriele e Rocco partecipa a tutte le lotte politiche e sociali di quegli anni. Nel 1986 fonda Lega per il diritto dei bambini alla comunicazione, con la parola d’ordine “Chiedo ascolto”. Promuove grandi campagne in favore dei bambini, contro l’eccessivo uso della televisione e per fondare una cultura di pace che prenda le mosse proprio dai più piccoli. La “treccia della pace”, vuole unire i bambini di tutto il mondo in un attivo lavoro per affermare una nuova cultura di pace. Di nuovo in prima linea per difendere l’infanzia nella guerra nella Ex Jugoslavia. È l’ideatrice di tante iniziative che la vedranno attiva per la raccolta di firme “L’obbedienza non è più una virtù”, con una cartolina-petizione al presidente Scalfaro, per chiedere un nuovo processo al criminale nazista Erich Priebke, responsabile della strage delle Fosse Ardeatine ma anche della morte di decine di patrioti appartenenti alla Resistenza nel carcere di via Tasso a Roma, processo, che si concluderà con la condanna all’ergastolo del Priebke. Nel 2001 è a Genova contro il G8 con i suoi figli, partecipa attivamente a tutti i dibattiti in difesa della Costituzione. Negli anni successivi è a fianco delle vittime di quelle giornate. Chicchi continua la lunga battaglia di tutta in difesa della Costituzione, contro i tentativi di modificarla e renderla inefficace. Ancora nel 2011 propone un importante appello alla Resistenza il 25 aprile. Davanti agli studenti del suo antico liceo “Michelangelo” di Firenze nel 2006 dirà: «Nell’articolo 1 della Costituzione si dice: “la sovranità appartiene al popolo”, ed è questa la cosa più importante che noi dobbiamo difendere. La sovranità è nelle nostre mani… Il più grande monumento, il maggiore, il più straordinario che si è costruito in Italia, alla libertà, alla giustizia, alla Resistenza, all’antifascismo, al pacifismo è la nostra Costituzione.» Sempre con lo sguardo verso le nuove generazioni dirà ai giovani «Siete la nostra speranza, il nostro futuro. Custodite gelosamente la Costituzione. Abbiamo bisogno di voi in modo incredibile. Cercate di fare voi quello che noi non siamo riusciti a fare: un’Italia veramente fondata sulla giustizia e sulla libertà». È morta il 2 marzo 2013.
