In una società patriarcale dove le donne trovavano la loro collocazione solo come spose, madri, casalinghe, contadine e operaie, dove per loro non era necessario studiare, don Lorenzo ancora una volta scombina tutto. Il priore di Barbiana voleva educare anche le figlie dei contadini perché crescessero nella parità dei diritti e voleva la loro emancipazione.
In una lettera a Eugenia Piervittori del 1959 don Milani scrive «Tu sai che il mio scopo principale è di fare la scuola per le bambine piccole e queste sono 6 o 7… Voglio educarle in tutti i modi per farne delle figliole intelligenti, furbe, sveglie, capaci di difendersi, di guadagnarsi il pane…». Scriverà a Elena Pirelli «Mi si è finalmente offerta l’occasione garantitissima che avevo messo per condizione a spedire Carla. Così la prima bambina barbianese di 15 anni avrà finalmente la parità con i maschi. Va due mesi in una famiglia in Inghilterra». Siamo nel settembre del 1966 e a quel tempo erano poche le figlie di ricche famiglie italiane a potersi permettere vacanze studio all’estero. Don Lorenzo, ancora una volta anticipando i tempi, era “fissato” con la conoscenza delle lingue straniere, convinto che questo favorisse l’inserimento nel mondo del lavoro, sia per i maschi che per le femmine.
La scuola di Barbiana era rivoluzionaria anche per l’obiettivo di costruire una sostanziale autonomia delle ragazze, uno dei suoi “pilastri” nel rispetto del suo punto di riferimento: la Costituzione. Le testimonianze delle ex alunne di Don Milani sono state raccolte nella nuova edizione del libro di Sandra Passerotti Le ragazze di Barbiana. La scuola al femminile di Don Milani (Libreria Editrice Fiorentina). L’autrice di famiglia contadina, si diploma in ragioneria. Sposa Fabio Fabbiani, metalmeccanico, ed entra in contatto con i valori di Barbiana dove Fabio è stato alunno; col marito affronta le difficoltà della vita. Raccoglie le memorie di Fabio in Non bestemmiare il tempo. L’ultimo insegnamento di Don Lorenzo Milani (Viareggio, 2017).
Questo libro aggiunge un altro mattone nella ricostruzione della straordinaria figura di Don Milani. Lettere e fotografie arricchiscono il corredo dei documenti pubblicati. Ma non ci furono sole le alunne, intorno a Don Milani ci sono significative figure femminili, la madre Alice figura di riferimento per Lorenzo e di certo non inferiore a Eda Pelagatti, colei che conobbe don Lorenzo giovane prete a Calenzano che poi decise di seguirlo a Barbiana fino alla morte. Tredici anni di lavoro duro e preziosissimo. Dirà di lei «Verso l’Eda ho solo debiti e nessun credito», scrisse nel testamento impegnando moralmente i suoi ragazzi a un vitalizio nei confronti della donna. Grande affetto e vicinanza ebbe dalla zia materna Silvia Just, ricca e colta, che appoggiò le scelte religiose del nipote.
Altre donne di riferimento per il priore furono la balia Carola Galastri e la «nonna» Giulia Lastrucci (in realtà era la mamma della Eda che visse in canonica fino alla morte). Colte e figure di rilievo furono alcune collaboratrici come Adele Corradi: docente delle medie che collaborò alla scuola di Milani tanto da farsi trasferire in una sede più vicina a Barbiana, di lei don Milani dirà: «una professoressa diversa da tutte le altre che ci ha fatto tanto del bene». Si aggiunge a questo elenco Fioretta Mazzei, “segretaria” di Giorgio La Pira e anche eminente personalità del cattolicesimo fiorentino, che invitò il sacerdote a parlare a un convegno nazionale dei direttori didattici. Ci sono poi Francesca Pellizzi Ichino e Elena Brambilla Pirelli; entrambe di famiglie alto-borghesi e cattoliche impegnate che sostennero alcune iniziative del prete toscano. C’è da chiedersi cosa direbbe oggi il priore sulla mercificazione del corpo della donna, sulla disparità di salario, sui femminicidi, sulla volgarità e la violenza e su una realtà che vede spesso le donne nemiche verso le altre donne.