L’opera è collocata sull’altare del Santissimo Sacramento. La celebrazione si è svolta nella festa del Corpus Domini
di Giacomo Alimenti
Domenica 22 giugno, durante la solenne Celebrazione eucaristica del Corpus Domini, il vescovo Nazzareno Marconi ha presieduto il rito di Benedizione del nuovo Tabernacolo presso l’altare del Santissimo Sacramento nella Cattedrale di San Giovanni a Macerata.
L’altare, dedicato altresì alla Madonna di Loreto, si trova nel transetto a cornu evangelii (guardando il presbiterio, a sinistra, ndr), dove fu realizzato in marmi policromi su disegno dell’architetto Rosato Rosati, grazie al lascito testamentario di Sforza Compagnoni, patrizio e pittore maceratese, rogato dal notaio Giuseppe Massi nel 1649. Dell’antico tabernacolo rimaneva il primo livello, scolpito in forma di tempietto. L’intervento di completamento, liberamente ispirato alle architetture effimere delle macchine barocche, a partire dai dati emersi dalle carte d’archivio, ripropone un secondo livello, scandito da un ordine di nicchie centinate, raccordate da una trabeazione, oltre la quale si imposta una cupoletta ottagona, a padiglione, sormontata dal globo crucigero.
Ai lati del tabernacolo di ergono due creature angeliche, su piedistallo. La tipologia del tempietto, che si afferma a seguito del Concilio di Trento, rimanda alla Chiesa, quale custode del dono ineffabile dell’Eucarestia. Nella porticina, in oro e argento sbalzato, sono raffigurate l’ostia magna e il calice, ovvero le specie transustanziate del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo. Il secondo livello, invece, conferisce alla costruzione l’aspetto di una torre.
Questa tipologia è più antica della precedente: già nelle basiliche antiche il pane consacrato veniva conservato entro una colomba d’oro, posta a sua volta all’interno di una custodia in forma di torre. L’una e l’altra, inoltre, sono simboli mariani: la colomba, infatti, evoca l’Amata del Cantico dei Cantici (Ct 1,15); la pietà popolare da secoli invoca Maria quale Turris eburnea e Turris davidica. Ella è la “Donna eucaristica” il cui seno immacolato è stato splendido Tabernacolo di carne, come peraltro sta a significare l’effige della Vergine lauretana, innalzata sul dossale d’altare. Nelle nicchie sono dipinte tre figure bibliche, prefigurazioni dell’Eucarestia. Mosè, che la tradizione venera come il più grande dei profeti, con l’agnello immolato e le tavole della Legge, allegoria di Cristo che libera il Popolo per mezzo del suo sangue, nella nuova Alleanza. Aronne, suo fratello, capostipite del sacerdozio ebraico, presenta una pentola di manna, il pane disceso dal cielo con cui Dio sfamò il popolo eletto nel deserto; la verga fiorita, qui presente al suo fianco, fu riposta dagli ebrei nell’Arca presso il Tempio di Gerusalemme.
Al centro, infine, campeggia Melchisedec, re di Salem, cioè di Pace, sacerdote del Dio Altissimo, che benedisse Abramo vittorioso, e in lui tutte le stirpi della terra, offrendogli il pane e il vino. Tre prefigurazioni di Cristo e dell’Eucarestia, che introducono alla Presenza di Gesù sacramentato. È lui il Sommo Profeta, Sacerdote e Re. I ministri ordinati e, anche, seppure in maniera differente, tutti i battezzati partecipano di questo triplice ufficio, cioè di annunciare il Vangelo, di offrire sacrifici spirituali a Dio graditi, di servire nel prossimo l’umanità incarnata di Cristo.
Le sculture angeliche che affiancano il tempietto, infine, rappresentano la virtù della Fede, a cornu evangelii, che indica il Mistero, che però non raggiunge con lo sguardo, e a differenza della Speranza, a cornu epistolae, in qualche modo già lo contempla in visione.
L’opera è stata progettata dall’Ufficio Tecnico della Diocesi di Macerata, con la partecipazione del designer Emilio Antinori, ed è stata eseguita dalla Publiform App srl in collaborazione con la Eures Arte srl e la professoressa Maria Teresina Angeletti.

