di Sara Carloni
Le giornate di Taranto sono finite (qui una panoramica generale dell’evento) ma le Settimane sociali sono appena iniziate, perché ora parte la vera sfida: riportare nelle nostre comunità ciò che abbiamo ascoltato, impegnandoci a concretizzarlo! La quattro giorni tarantina infatti vuole e deve dare il via a un cammino sinodale e intergenerazionale, per comprendere sempre più che #tuttoèconnesso (lavoro, ambiente e futuro) e che occorre stipulare un patto di unità e conversione sociale per generare sviluppo economico, culturale e sociale reale, che promuova la dignità umana attraverso il lavoro e custodisca il creato. Come la volontà di avviare processi concreti, anche quella di puntare sui giovani è stata chiara a Taranto perché noi under 35 siamo stati il 40% dei delegati: animatori di comunità del Progetto Policoro, giovani di Economy of Francesco, animatori Laudato si’, membri di associazioni e di Next – Nuova economia per tutti –. Questa diversità è stata bella e arricchente, perché ognuno ha portato il suo contributo umano e professionale. Abbiamo avvertito tangibilmente la volontà della Chiesa di sostenerci e aiutarci.
Alla Settimana sociale ho anche visto una Chiesa dinamica e attenta ai bisogni delle persone, dei territori e del pianeta; mi ha colpito la presenza di relatori molto diversi tra loro ma accomunati da vocabolario e una stessa linea di pensiero . Tutto ciò testimonia una Chiesa aperta al dialogo con tutti, anche su temi fino a poco fa tenuti alla larga, integrante, che crede nell’intergenerazionalità, nella corresponsabilità e nella collaborazione per lo sviluppo del bene comune.
Le richieste presentate da noi giovani sabato 23 nel Manifesto dell’Alleanza seguono questa via: abbiamo chiesto agli adulti di riconoscere che siamo il presente (e non il futuro), di farci spazio e di costruire il futuro con noi, coniugando giustizia e pace, lavoro e salute, tutelando il creato. Sono emerse anche molte azioni concrete per non limitarsi alle belle parole: esercitare il “voto con il portafoglio” perché le nostre scelte di consumo dicono di noi; conoscere le buone pratiche già applicate nei nostri territori; creare connessioni e alleanze tra privato e pubblico, tra saperi diversi e tra giovani e adulti, a partire dalla piattaforma Laudato si’ e dalle agorà digitali; censire la domanda e l’offerta formative, investendo su di essa e sulla partecipazione attiva; promuovere lo sviluppo di comunità energetiche e carbon free, di cooperative di comunità e di gruppi di acquisto solidali; usare i fondi del Pnrr per incentivare e premiare processi di sviluppo integrale e sostenibile, a partire dai beni non usati. Insomma, la conversione che ci è richiesta è un cammino già avviato, che parte da noi e coinvolge le nostre comunità, da alimentare continuamente e con creatività… proseguiamo insieme!
Sara Carloni
